Quadraro: La Q di Roma

L’emergenza sanitaria da Covid-19 offre l’opportunità di riflettere e analizzare i comportamenti dell’uomo rispetto al suo ambiente. Le chiusure imposte o auto-imposte che tutti gli italiani hanno vissuto in questi mesi hanno riacceso l’attenzione sul tema dell’accessibilità agli spazi in cui le persone possano incontrarsi e condividere esperienze comuni.

Il divieto di frequentare gli spazi pubblici propriamente detti come piazze, aree verdi, parchi giochi, ha portato a vedere con occhi nuovi aree che spesso sono sottovalutate e inutilizzate: cortili, portici, ballatoi terrazze condominiali, aiuole. Sono luoghi che sfuggono alla dicotomia tra spazio privato, inteso come regno dell’intimità familiare e spazio pubblico, lì dove inteso come luogo deputato alle relazioni sociali. Li definiamo spazi intermedi, comuni a un gruppo specifico, potenzialmente in grado di innescare rapporti sociali di vicinato, attività condivise e, molto spesso, pratiche di solidarietà proprie dello spazio pubblico. Riteniamo che questo potenziale possa essere un patrimonio importante da cui partire, per mantenere attive queste nuove aree d’interesse e connetterle agli adiacenti spazi aperti del quartiere, potenziando entrambi con nuove funzioni.

L’opportunità che abbiamo oggi è di provare a osservare la città con un altro sguardo, per “costruire” un luogo più vicino ai bisogni fisici e mentali, fatto di: vuoti, spostamenti flessibili, tempi lenti e reti di prossimità. Un luogo capace di valorizzare tutti gli spazi della città. Si vuole tornare ad abitare le nostre città nella loro interezza, dal centro storico alla periferia, dalle aree private alle pubbliche, unitamente e come parti integranti di uno stesso sistema.

Partendo da queste riflessioni, con il progetto “Quadraro: La Q di Roma, a cura di Architettura Senza Frontiere Lazio Onlus, vuole riflettere sul futuro della città prendendo come riferimento l’Agenda Urbana per lo Sviluppo Sostenibile e auspicando, quindi, ad una città più inclusiva, sicura e sostenibile. Nello specifico, il progetto mira ad avviare una riflessione sulla vita sociale e l’uso dello spazio pubblico e privato di promiscuità, in un quartiere di Roma: il Quadraro.

Il Quadraro è un quartiere della periferia romana con una forte connotazione storica e un forte senso di comunità. Il Catasto Alessandrino lo cita già dal 1600 riferendosi genericamente alla zona che da Porta Furba si estende verso i Castelli Romani. L’insediamento urbano più antico della zona è quello circoscritto dalle vie Tuscolana, Casilina e di Centocelle, risalente all’inizio del novecento con una struttura urbanistica basata su villini di due o tre piani con area verde di pertinenza. Già negli anni precedenti alla seconda guerra mondiale, l’area vide un’importante crescita verso est, lungo via Tuscolana, grazie alla vicina nuova città del cinema: Cinecittà. Solo nel dopoguerra, quando l’intera area fece parte del programma piano casa Fanfani, che consisteva nella realizzazione d’insediamenti pubblici d’abitazione per famiglie a basso reddito, il quartiere assunse la connotazione oggi visibile. Via Tuscolana diventa un confine mentale, urbanistico e sociale. Da una parte il Quadraro “vecchio” con le casette basse, dall’altra il nuovo insediamento “Ina Casa Tuscolano”, il più grande quartiere capitolino del piano Ina Casa, con edifici in linea, cortili e torri. Il nuovo quartiere è stato progettato da nomi illustri dell’architettura rispondendo a un modello urbano che combina spazi individuali e collettivi. Oggi il quartiere è noto nell’immaginario comune per via delle grandi torri e del “boomerang” (edificio in linea) progettati da Mario De Renzi e Saverio Muratori e per l’unità di abitazione orizzontale dell’architetto Adalberto Libera.
La storia del Quadraro, inoltre, fu segnata dal rastrellamento del 17 aprile del 1944, dove oltre 900 uomini furono deportati in Germania. Il quartiere, abitato da fasce di popolazione svantaggiate e da sfollati delle zone del fronte, era definito dai tedeschi “nido di vespe” per la forte presenza di movimenti e gruppi di resistenza, era tanto antifascista che si diceva: “Per sfuggire dai tedeschi o vai al Vaticano o al Quadraro”.

Il progetto “Quadraro: La Q di Roma” prevede la trasformazione di alcuni spazi urbani ridefinendone le funzioni: una serie di microprogetti a basso costo e a breve termine per garantire e promuovere la qualità e l’accessibilità quotidiana e di prossimità degli spazi urbani. Tutto ciò con l’obiettivo di restituire la città, che gli abitanti conoscono, praticano, curano e rivendicano, ai cittadini. Si prevede l’attivazione di un insieme di azioni che possono essere rapidamente e facilmente replicate e scalate. Queste azioni sono state intenzionalmente ideate e sviluppate al fine di stimolare un cambiamento a lungo termine attraverso un processo d’interazione e collaborazione tra gli abitanti e le realtà locali.

Si vuole favorire la reale possibilità per gli abitanti di (ri)fare o ripensare la città micro-trasformando, co-gestendo e prendendosi cura degli spazi e dei servizi adiacenti alle abitazioni, a scala di quartiere, contribuendo consapevolmente e responsabilmente alla costruzione di nuovi scenari di sviluppo condivisi.

L’esperienza si basa sulla trasformazione, attraverso lo strumento del cantiere di auto-costruzione partecipato, di aree residuali in spazi collettivi, con la volontà di dotare la città, in particolare le aree più marginali, di luoghi di qualità, accessibili, fruibili e funzionalmente adattabili. L’intero processo definisce un percorso fisico e conoscitivo del quartiere, ponendo l’attenzione su differenti punti d’interesse, e proponendo una nuova definizione delle aree comuni. Queste ultime saranno oggetto di ridefinizione sia spaziale, divenendo luoghi di aggregazione, convivenza e condivisione di esperienze, sia funzionale, consentendo usi di tipo pubblico e privato. L’intero processo svolto in partecipazione con gli stakeholders locali si pone l’obiettivo di creare una società, un ambiente e una cultura sempre più inclusiva e sostenibile.

Il presente progetto si svolge nell’ambito del Festival di Architettura “CHANGE. Architecture Cities Life” in programma a Roma dal 24 settembre al 31 ottobre 2020. L’iniziativa è nata dall’assegnazione del bando Festival dell’Architettura, promosso dal MiBACT – Direzione Generale Creatività Contemporanea e ideato e organizzato da Open City Roma, MAXXI – Museo Nazionale delle arti del XXI secolo e Ordine Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Roma e Provincia, di cui Architettura Senza Frontiere Lazio Onlus è Partner.

Scritto e diretto da Giorgia Dal Bianco
Responsabile dei rapporti con il territorio: Marco Cherubini, Silvia Corteggiani, Matteomaria Di Cori, Giovanna Perretti (Gruppo Sottovuoti di ASF Lazio onlus)
Ideazione e progetto: arch. Antonio Luigi Stella Richter (ASF Lazio onlus)
Volontari: Maura Carassai, Fabio Falanga, Francesca Giosi, Claudia Gualtieri, Mayra Retagi
Con il contributo delle Associazioni del quartiere ed un contributo iniziale dell’associazione AK0

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